Caro Presidente Gentiloni, a quando una Flat Tax anche in Italia
Tassazione ottimale per ottenere il massimo gettito fiscale

In Italia,  sempre più spesso, se un governo vuole raccogliere più soldi da spendere nei servizi pubblici, opta per un aumento indiscriminato delle tasse. Il pensiero comune è che ridurre le tasse implichi necessariamente una riduzione dei servizi pubblici.

Tuttavia, alcuni economisti, anche recentemente, hanno suggerito che non sempre sia così, e che la riduzione delle tasse possa, al contrario, portare un maggior gettito fiscale.

Questa e un’idea chiave degli economisti degli anni Ottanta orientate all’«offerta», ovvero verso la parte produttiva dell’economia , in opposizione alla domanda, ovvero l’acquisto di merci. Questi economisti affermano che il modo migliore per far crescere l’economia sia migliorare le condizioni dell’offerta, liberando le compagnie dalle normative e tagliando sussidi e tasse.

Il tema del profitto, come motivo per ridurre le tasse arriva dall’economista americano Arthur Laffer. Questi sosteneva che non prendendo tasse un governo non avrebbe profitti. Parimenti  prendendo il 100% di tasse non avrebbe profitti, perché nessuno lavorerebbe, e ulteriori imposte massime farebbero solo aumentare il numero di persone che non vogliono lavorare.

La curva di Laffer è la rappresentazione grafica della correlazione tra pressione fiscale e gettito fiscale. La teoria, che non è stata immune ad alcune critiche, descrive come l’aumento della tassazione può causare anche una diminuzione delle entrate fiscali. Vediamo cos’è.

L’equazione di Laffer è stata ideata dall’omonimo economista statunitense Arthur Laffer, divenuto un importante membro dell’amministrazione Reagan e attualmente in vita. Il grafico che prende il suo nome è simile ad una campana e descrive a livello teorico come le entrate fiscali reagiscono al variare dell’imposizione fiscale.

Cerchiamo di illustrare nel dettaglio cos’è la curva di Laffer e cosa significa in relazione alla pressione e gettito fiscale.

La curva di Laffer serve a dare rappresentazione visiva alla teoria per il quale un aumento della tassazione non coincide sempre con un automatico aumento del gettito fiscale.

Il principio alla base di cos’è la curva di Laffer poggia su due ordini di ipotesi. La prima è che esiste un livello di tassazione ottimale che garantisce di massimizzare le entrate derivante dalla riscossione dei tributi. La seconda ritiene che il gettito derivante dalla tassazione sia nullo in due casi: se non è presente tassazione e se raggiunge il 100%.

Ciò presupposto, spostarsi a sinistra o a destra del grafico (rispettivamente diminuendo o aumentando la pressione fiscale) si consegue lo stesso effetto: il gettito fiscale diminuisce. Cerchiamo di analizzare più da vicino cosa significa la teoria di Arthur Laffer nelle sue ipotesi di fondo.

Curva di Laffer: gettito fiscale nullo con massima tassazione

Se è chiaro in relazione all’equazione di Laffer come in assenza di tassazione si abbia una riscossione pari a zero, meno ovvio potrebbe risultare cosa significa entrate nulle con imposizione fiscale al massimo.

Cosa significa quindi che entrate fiscali sono nulle con tassazione al 100%? In questo caso il prelievo sarebbe azzerato da una concomitanza di fattori tra i quali si possono menzionare tassi elevati di evasione o elusione fino alla cessazione dell’attività economica divenuta insostenibile.

Le aziende infatti sarebbero spinte a chiudere e non vi sarebbe alcun incentivo che sospingerebbe il cittadino a intraprendere un’attività economica. La base imponibile su cui viene calcolato il gettito fiscale si assottiglierebbe progressivamente.

Se gli assunti dell’equazione di Arthur Laffer sono accettati, l’implicita conseguenza che ne deriva è che la massimizzazione delle entrate fiscali deve essere ricercata non mediante un aumento indefinito delle aliquote, quanto nel tentativo di rintracciare quel livello di tassazione per la quale una sua diminuzione o aumento provoca in ogni caso una diminuzione del gettito.

Compreso cos’è la curva di Laffer infatti risulta chiaro come a livello teorico esista un livello di tassazione ottimale capace di fornire il massimo di gettito fiscale in una certa economia. Qualunque scostamento da quella quota  ha come implicazione una diminuzione nelle entrate fiscali.

A livello internazionale la teoria è stata applicata con successo: l'America Reaganiana ci fornisce il primo esempio vincente;  l'Estonia poi, che nel 1994  è diventata il primo Paese europeo ad adottare una flat tax.
Prima di adottare la flat tax, il Paese aveva  un’economia povera ma, negli otto anni successivi (1994), l'Estonia ha vissuto una crescita economica reale in media del 5,2 % annuo. Anche la Lettonia ha seguito il suo esempio un anno più tardi. Nei cinque anni precedenti l'adozione della flat tax, il PIL reale della Lettonia si era ridotto di oltre il 50%, mentre, nei cinque anni successivi, il PIL reale della Lettonia è cresciuto ad un tasso medio annuo del 3,8%.

La Russia è stata una delle ultime Nazioni dell'Est ad istituire una flat tax, ed anche in questo caso l'economia russa ha avuto risultati sorprendenti, con un aumento del PIL che ha raggiunto picchi del 4,7%.  

A questo punto la domanda sorge spontanea:
 
caro Presidente Gentiloni, a quando una Flat Tax anche in Italia?